Techno

Pietro Coquinati interview

INTRODUCTION:

In queste settimane alcuni amici mi hanno segnalato: “C’è sto ragazzo di Brendola che usa i modulari!” … Eh io “Ma state scherzando? Modulari a Brendola? Assurdo..” Quindi, dopo 15 minuti, già mi ero messo in contatto con lui e dopo alcuni giorni mi ero ordinato il suo primo album in vinile “Sharewood” Wanderlust.Vision. Visti gli amici e passioni comuni ho dovuto chiedergli una intervista.

INTERVIEW:

DAX: Parlami di te, di Brendola, della provincia vicentina e della tua passione per la musica elettronica. Prospettive e propositi futuri.

COQUINATI: Non sono un artista rivoluzionario, ma una persona con il desiderio e l’idea di offrire una nuova prospettiva sulla musica elettronica a Vicenza. Attualmente, la musica elettronica nella nostra città è ancora confinata in una scatola e non viene presa seriamente come fenomeno culturale moderno. In molte altre città europee, come Berlino, Parigi e Londra, rappresenta non solo un pilastro culturale, ma anche una piattaforma che dà spazio e visibilità ad altre forme d’arte, persino riscoprendo la musica acustica in nuove vesti.

La musica elettronica ha la capacità di coagulare le persone, creando comunità dove nascono gli artisti del futuro, contribuendo così al progresso morale della società. Con questo spirito, insieme ai ragazzi del Bocciodromo cs_bocciodromo (una menzione speciale ad Eliseo Trevisan) e ad altri amici, abbiamo deciso di fondare Live Elettronica. Questo progetto incarna i concetti sopra esposti.
Vorrei esprimere tutta la mia solidarietà ai ragazzi del Bocciodromo, che probabilmente, salvo colpi di scena, saranno costretti a sgomberare a causa della costruzione della ferrovia, trovandosi così a cercare una nuova casa.

Per quanto riguarda me personalmente, ho vissuto all’estero per 4-5 anni prima di tornare in Italia. L’esperienza che mi ha segnato di più è stata vivere per due anni a Seoul, in Corea, durante il periodo del Covid. Già prima producevo musica elettronica con qualche sintetizzatore, principalmente per riempire il mio tempo libero o per conquistare il cuore di qualche ragazza. Ma a Seoul ho iniziato a comprendere il ruolo sociale della musica elettronica e il suo senso di libertà.
I primi mesi del 2020 in Corea sono stati molto duri a causa del Covid. Non riuscivo a sostenermi economicamente, mangiando solo riso e preparato al curry per risparmiare, mentre studiavo coreano per avere più opportunità lavorative. Per fortuna, ho incontrato i ragazzi di Seoul Community Radio scr_radio, una radio indipendente che trasmette musica elettronica quasi ogni giorno, organizzando eventi per le crew locali e toccando praticamente tutti i generi di musica elettronica. Nella struttura c’è anche un bar dove si può conversare e conoscere nuove persone. Se passate per Seoul, vi consiglio vivamente di farci un salto.
Dato che non avevo un lavoro, passavo lì tutti i giorni dalle sei di pomeriggio alle sei di mattina. Grazie alla musica con cui sono entrato in contatto e alle lunghe conversazioni, sono cresciuto enormemente sia musicalmente che culturalmente, divertendomi tantissimo. Sarò sempre grato per quello che mi hanno dato e sento il dovere di restituire qualcosa al mondo attraverso la mia arte e gli eventi che organizzo.

Per il futuro immediato ho un’estate piena di eventi, mentre nel lungo termine posso solo dire che l’Asia, la Germania e l’Italia saranno sicuramente nel mio percorso, insieme a tanta nuova musica e arte in arrivo.

DAX: Da pochissimi giorni è uscito il tuo primo vinile. Parlami di questo disco, del titolo! E’ una sorta di showcase dei tuoi lavori e sfaccettature sonore.

COQUINATI: Esattamente, non è veramente un vero e proprio album, ma più una selezione di lavori che ho composto tra il 2017 e il 2022. Sicuramente diverso da quello che sto proponendo ora nei miei live show (che sono totalmente improvvisati), è, a mio parere, un ascolto interessante perché riflette tutte le influenze musicali che hanno “gasato” un ragazzino che per la prima volta ha incontrato la musica elettronica. Citando alcuni degli artisti più influenti per me durante la scrittura dell’album, direi Boards of Canada, Bonobo, il primo Flume, Bon Iver, Arca, Kanye West, Chrome Sparks, Home, Lapalux e Jamie XX. Non ho messo Aphex Twin e spiegherò dopo il perché.

Il primo brano, “Sharewood”, ovvero la title track, l’ho scritto nel 2018 (la prima versione) dopo aver incontrato una ragazza polacca di nome Aleksandra durante un progetto con la scuola a Brighton, in Inghilterra. Lei mi aveva rapito il cuore, e per me è stato il primo momento in cui, paradossalmente, vivendo in un posto diverso da casa mia e ospitato da una famiglia di anziani pensionati in un paese estero, ho trovato una pace interiore che non avevo mai conosciuto vivendo con la mia famiglia in Italia. Questa emozione è normalmente definita banalmente come “casa”. Senza entrare troppo nei dettagli personali e senza rancore, ho sempre vissuto ogni rapporto personale come qualcosa da guadagnare e non come una cosa scontata dal grado di parentela.
In quelle 3 settimane mi sono sentito come se stessi vivendo la demo della vita perfetta per il contesto e per la bellissima Aleksandra. Essendo cresciuto guardando ripetutamente la videocassetta di Robin Hood (in versione animalesca) della Disney, il mio concetto di amore più alto era rappresentato appunto dalla storia amorosa tra Lady Marian e Robin Hood nel bosco di Sherwood. Così, cambiando un po’ di lettere per renderlo più originale, ho nominato il brano “Sharewood” e di conseguenza l’album su Wanderlust__Vision. Tra l’altro, c’è una clip su YouTube tratta dal cartone in cui Robin Hood incontra Lady Marian di nascosto nel suo giardino privato davanti a un laghetto con luna piena. Se mettete “Sharewood” in sottofondo a quel video, il tutto assume molto senso, dato che l’ho scritta pensando a quella scena.

DAX: Curiosando nelle tue foto, ho notato che la tua stanza è piena di riferimenti ad AFX (Aphex Twin). Come lo hai conosciuto? Perché?

COQUINATI: Ho incontrato la sua musica per pura casualità. Una sera del 2021 ero in SCR (Seoul Community Radio) e stavo lavorando da un divanetto con il mio laptop su “emoa” e “call me amore” (entrambi presenti nell’album). Ogni tanto facevo una pausa togliendomi le cuffie e sentivo la musica di questo DJ che stava suonando a circa 10 metri da me un set completamente in vinile. Dopo qualche minuto, sia per la sua gestualità e presenza piuttosto irreverente nel mixare, sia per l’incredibile selezione musicale che spaziava dall’IDM alla musica reggae, mi aveva completamente catturato. Fu in assoluto il DJ set più incredibile della mia vita (tra l’altro, la registrazione è presente su YouTube con la thumbnail di lui in un momento di estasi). Una volta finito di suonare, andai da lui con il mio PC e mi presentai. Lui era Mio Zic (credo si chiami così), un giapponese che abitava da molti anni a Seoul e aveva aperto un piccolo negozio di vinili a Ulgiro theedgeseoul / clique_records (을지로). Gli feci ascoltare alcuni brani del mio album, che a quel tempo era già praticamente finito, e data la somiglianza di alcuni brani presenti nel mio album con quelli di AFX, mi chiese se lo conoscessi. Risposi in maniera negativa, e così ricevetti un invito il giorno dopo nel suo negozio all’orario di chiusura.

Arrivai, chiuse le serrande, e per le successive tre ore mi fece ascoltare “Drukqs” in vinile mentre mi parlava di Richard D. James (Aphex Twin), delle sue mirabolanti leggende riguardanti la sua misteriosa personalità, oltre alle sue (di Mio) avventure passate nei locali di Tokyo negli anni ’90 ascoltando quello che sarebbero diventati dei classici della musica elettronica. La cosa curiosa fu che lui si riferiva ad Aphex Twin come “mio padre”. Ci misi un po’ a capire che non era effettivamente figlio di Aphex Twin, ma era più un modo di celebrare la sua influenza nella sua vita. Di fatti, il logo del suo negozio ricorda molto quello di Aphex Twin.

DAX: Parlami dei tuoi moduli sonori e della Octatrack che probabilmente userai parecchio..

COQUINATI: Essendo che il mercato dell’usato dei moduli Eurorack è molto movimentato, rivendendo e comprando senza praticamente perderci nulla, ho avuto modo di provare la maggior parte dei brand più famosi in commercio. Così facendo, ho avuto la possibilità di capire cosa mi piacesse e cosa stavo cercando: un suono analogico molto grezzo che mi desse delle possibilità e un approccio diverso da quello standard di un sintetizzatore. Questo l’ho trovato in Verbos Electronics. Inoltre, ho avuto la possibilità di parlare con Mark Verbos (il fondatore) in più di un’occasione, e dalle sue parole, dalla sua profonda conoscenza del mondo dei sintetizzatori modulari e dalla sua passione, si può capire quanto si impegni e ci tenga a fornire a noi musicisti strumenti di primo livello.

Alessandro Cortini ha definito i moduli Verbos come “50% Buchla e 50% Techno” e sono pienamente d’accordo con questa descrizione. Sono particolarmente amante del Complex Oscillator della Verbos, che è senza dubbio il mio modulo preferito tra tutti. Al secondo posto ti direi l’Harmonic Oscillator per la sua grezzità e pienezza. Mi piacciono molto anche i moduli Make Noise e sto scoprendo il brand italiano Frap Tools, che fanno cose molto interessanti e fighe. Possiedo il loro Fumana, ma vorrei avere il loro Complex Oscillator, chiamato “Brenso”.

L’Octatrack è il mio compagno di avventure; non c’è molto da dire, è sicuramente nelle 10 cose che mi porterei su un’isola deserta assieme a qualche tipo di generatore di energia elettrica.

Video from SUPERBOOTH24 superbooth_berlin with Federico Chiesa ooramusic

DAX: Se la vita fosse come un sequencer, di quanti suoni avresti bisogno per la tua realizzazione?

COQUINATI: La vita mi sta andando bene. Io e i miei amici stiamo cercando di creare qualcosa di più che solo musica e divertimento. L’unico sequencer di cui ho bisogno è la voglia di continuare a fare quello che stiamo facendo, e poi il resto si vedrà.

Instagram

Pietro Coquinati intw. 06.2024 Family House.

NB: potete ascoltare Pietro Coquinati – Live a Vega Under Towers, il 28.06.2024!

28.06.2024 VEGA UNDER TOWERS vol. 1: COQUINATI Live

Lorenzo Fortino interview

INTRODUZIONE:

Qualche mese fa, facendo “digging online”, mi sono imbattuto su una etichetta italiana molto curiosa che non conoscevo: CONNESSIONI.  Già il nome si prospettava interessante, poi leggo: Pineto Connection.. “Ok, diamoci un ascolto”. Le sonorità mi piacevano molto; quando poi ho ascoltato la traccia “Lollini Al Miramare”, cavoli ho detto: “devo assolutamente avere questo disco!”. Sono stato fortunato perchè credo fosse l’ultima o la penultima copia, non ricordo (ora è Sold Out). Un disco che forse ho conosciuto tardi, ma che è finito nella mia borsa: tutte le volte che lo metto, smuove e ribalta la pista! Così, come il mio solito, mosso da gran curiosità, ho voluto approfondire: è nata una amicizia e questa intervista! Nel frattempo Lorenzo ha pubblicato un altro vinile Da Qui Al Mare. Devo dire che questa volta l’ho preso subito, appena uscito!

INTERVISTA:

DAX: Parlaci di te: la tua passione per la musica e l’arte del DJ.

LORENZO FORTINO: La mia passione per la musica nasce da bambino, non sapevo chi stavo ascoltando ai tempi, ovviamente, ma sentivo belle sensazioni quando le canzoni mi piacevano; ascoltavo anche molta musica durante l’estate a “Crespino del Lamone”, il paese dei miei nonni, perché stando con amici molto più grandi in questa stanza al circolo del paese assimilavo piano piano tutto. C’era già qualcosa di Techno..
Questa cosa non l’ho mai raccontata: quando iniziai le medie, la professoressa di musica mi urlava in faccia perché facevo fatica a capire con lo spartito, non so come, ma riuscì a farmi odiare l’ora di musica, quel modo negativo di impormi qualcosa mi ha segnato la vita e quando ci ripenso, forse la devo ringraziare perché è come se in quell’istante mi fossi detto “Ok, ora ti faccio vedere io che la musicalità non si impara sui banchi – è una cosa che devi sentire da dentro” da lì in poi penso sia nata la mia personalità, perché ho rinnegato l’insegnamento “classico”, non ne volevo sapere di imparare uno strumento, ma al tempo stesso mi isolavo nel mio mondo mettendomi le cuffie del walkman e la passione aumentava sempre di più.
Stavo ore con lo stereo che avevamo a casa a registrare le cassette, sceglievo sempre la musica insomma, ero incollato a quello stereo, quindi lì forse un accenno a quello che sarebbe successo anni dopo già c’era.
A 13 anni degli amici mi portarono una domenica pomeriggio in questo storico negozio di dischi per djs a Firenze “Disco Mastelloni” da cui tornai a casa con un cd “DM09”, erano compilation Techno che mixava lui dai dischi, mensilmente, con le novità del negozio.
Da quel momento ascoltavo a casa molti cd con serate e tracce scaricate da questo sito “eMule” e iniziai poco dopo ad andare a tante serate qui a Firenze.
Il mio migliore amico iniziò a suonare e dopo un anno che accompagnavo spesso lui a comprare i dischi in quel negozio (e compravo già qualche disco che poi suonavo da lui) mi sono deciso a comprare i primi giradischi anche io, era il 2005 e da lì in poi non ho più smesso.
Non mi era ancora mai capitato nella vita di prendere una cosa così seriamente come questa del dj, per questo mi resi conto da subito che era la mia natura, quello che amavo fare, volevo imparare questa arte come veniva tramandata dai più forti, dalla ricerca personale dei dischi, proseguendo con il mixaggio. Subito ho sentito che ero diverso dagli altri perché non ero influenzabile e non volevo copiare nessuno, mi sentivo libero in questo “mondo” di trasmettere le mie scelte e l’ossessione che avevo e ancora oggi ho per la scelta dei dischi e come fonderli tra loro.

DAX: La figura del label manager e negoziante di dischi: parlaci della tua esperienza con la musica e le etichette che hai creato.

LORENZO FORTINO: Ho aperto la prima etichetta Futop Musica nel 2016 quando ancora non si era presentata la possibilità del negozio, volevo fare uscire musica a tutti i costi ed iniziare a dare la mia visione, ovviamente da indipendente e con tutti i limiti economici che avevo al tempo.
Prima del negozio uscirono infatti un album in cd e il primo vinile.
Con la nascita di Isoma è cambiato tutto, ho ascoltato e sono arrivato a molta musica di generi diversi da quello che ascoltavo, mi è servito molto per aprire la mente ancora di più per la nuova musica che ho fatto e sto facendo; ho conosciuto nel frattempo tante belle persone, scambiato idee ed ho ascoltato tanto i clienti/amici per imparare ogni cosa che mi dicevano riguardo a molti artisti.
Nel 2018 il secondo disco era pronto, ma non avevo i soldi per farlo uscire, quindi ho dovuto aspettare più di un anno, ma alla fine il tempo si è rivelato fondamentale per capire come impostare al meglio l’etichetta da lì in avanti: ad un certo punto ho proprio avuto tutto chiaro in mente.
Stando in negozio ho imparato a vedere la mia etichetta con un occhio esterno capendo ogni errore fatto fino a quel punto, ho lavorato su ogni dettaglio per arrivare ad avere uno stile italiano riconducibile soltanto a me, dalla musica, alla tracklist, agli inserti fino alle grafiche.
Vedendo gli ottimi feedbacks che ricevevo sui dischi, ho pensato di arrivare da solo a tutti i negozi, ma ho fatto un altro errore di valutazione che ho pagato caro e quindi le persone stanno riscoprendo e apprezzando ora il mio catalogo Futop Musica, che andrà interamente in mano alla mia distribuzione mondiale Basic Frame Distribution dalla prossima uscita.
L’etichetta Connessioni è venuta di conseguenza al disco che abbiamo fatto con Brody a fine estate 2022; nei mesi seguenti pensando a come fare uscire il progetto che non era più solista, ho capito di essere pronto per le collaborazioni e di dover dare un nome riconoscibile con una parola che usavo spesso, avendo quest’ultima appunto molto significato per me, prima sul piano umano e poi di attitudine alla musica.
Sia per “Futop Musica” che per “Connessioni” non ci sono limiti di genere: cerco di dare la mia impronta sia da solo che insieme ai produttori con cui collaboro, mantenendo un filo conduttore coerente ma in evoluzione, girando intorno alla musica elettronica e sperimentando sempre nuovi stili.

DAX: “Lollini Al Miramare”: parlami di questa traccia che personalmente considero un “instant classic” e senza tempo.

LORENZO FORTINO: Questo traccia “Lollini Al Miramare”, come le altre del primo disco con Brody sono state fatte in maniera molto spontanea, è il secondo pezzo del disco che abbiamo fatto in quei giorni di fine agosto: il giro di basso ha questa forza che entra in testa e la batteria è essenziale con pochi suoni, ogni suono è definito e arriva potente.
Una jam buttata giù in poco tempo che sta girando i clubs di tutto il mondo, siamo molto contenti; fatta da due persone che davvero non si conoscevano musicalmente, penso sia stata questa la cosa positiva, entrare in studio rilassati con le idee chiare sul mood e unire gli stili fidandosi l’uno dell’altro.
E’ una traccia semplice, certo, ma se la riprovi a fare dieci volte non la rifarai mai così, capito: è quello il bello dell’impulsività che cattura il momento.
Il nome viene da “Lollini” che sarebbero questi gintonic nel bicchiere di vetro piccolo che ci andavamo a bere per rilassarci dopo le tante ore di studio, al tramonto del “Miramare”, lo stabilimento balneare a Pineto vicino casa di Brody.

DAX: Illuminami sulla scena club/djs Fiorentina dal passato ad oggi, parlami delle tue “contaminazioni” musicali.

LORENZO FORTINO: Sono di Firenze sud, abbiamo creato la nostra scena perché nessuno ci rappresentava; Firenze è la mia città e lo sarà per sempre, quindi sono profondamente legato a questo luogo, ora ancora di più che ho assimilato bene i pregi e i limiti di vivere qui: posto fondamentale per la mia crescita musicale, ma che anni fa invece ho sofferto molto, sentendo la necessità di andare a vivere per un periodo sia a Berlino che a Londra.
Il pregio è che noi Fiorentini siamo troppo veri, chi vive questa cosa come la vivo io sa che qui bisogna “essere”, perché i riferimenti nostri sono djs o produttori che avevano uno stile, una personalità forte, un modo di suonare unico: quindi bisogna continuare quello che loro hanno iniziato e farlo bene.
Il limite di questa città è che è chiusa in se stessa: invece bisogna essere più aperti di mente ed esportare il nostro suono, la nostra scena anche fuori da qui. Quella sarà la vera vittoria, cosa che è successa in un periodo storico in cui noi eravamo troppo giovani.
Per quanto riguarda i clubs io frequentavo l’Ex Mud, negli anni dove Rufus era resident, ed è stato infatti uno dei miei dj di riferimento, oggi sta portando avanti la sua etichetta “Quindi Records” sempre mantenendo alta la qualità uscita per uscita.
Il Tenax è stato un posto dove ho ascoltato molti djs e live che mi hanno formato negli anni.
Il Puro era un after/club dove suonavo ed a cui ho dedicato appunto un ep Futop Musica 5.5 – stava aperto dalle 2 alle 8, suonavo circa 6 ore; un posto che a pensarci ora sembra fuori dal normale e fa parte di un’epoca che non esiste più.
Con Lattexplus di cui ero dj resident, prima al Club21 poi al Tabasco, altri due club in centro, storici per la nostra città, il primo ancora molto attivo ed il secondo chiuso ormai da anni, dove ho fatto alcune belle serate che ricordo con piacere.
Le persone con cui sono più legato musicalmente sono Samuele Pagliai dj e proprietario di Angis Music con cui abbiamo fatto un percorso molto simile e la pensiamo nella stessa maniera, portando avanti le nostre etichette, sicuri sul fatto che la qualità che stiamo portando, non arriva immediata alla gente, ma verrà capita col tempo.
“Sciahri” dj e produttore a capo dell’etichetta Sublunar che ha preso il suo posto nella scena techno mondiale già da tempo.
“Herva”, che non ha bisogno di presentazioni e nonostante la prenda più con calma ora, farà uscire un nuovo album molto bello su un’etichetta importante.
“Dukwa”, stessa cosa che non devo presentare perché parlano le sue produzioni per lui.
“Dunk” un amico “nerd” sul suono con cui stiamo facendo molta musica che uscirà su Connessioni.
Altre persone con cui mi sento in affinità musicale sono gli amici di “Basse Frequenze Soundsystem” che hanno una bella passione e c’è un bello scambio di pareri, come con “Franco Falsini” produttore fiorentino che ha una cultura immensa e ha fatto cose veramente di avanguardia dagli anni ’70 ad oggi; voglio concretizzare un disco con lui appena possibile. Infine “Francesco Farfa”, nonostante lo abbia visto e frequentato in poche occasioni, mi ha sempre trasmesso molto e fatto capire il perché ho iniziato a suonare: l’attitudine e la dedizione che vedo in lui è quello che vorrei vedere in tutte le persone che suonano, potrei ascoltarlo parlare per ore.

DAX: Il tuo rapporto col vinile.

LORENZO FORTINO: Per me il vinile è l’essenza della musica, il formato più bello e te lo dico sia da ascoltatore che a maggior ragione da dj (e non da negoziante di dischi, perché ognuno è libero di comprare la musica nel formato che vuole). Quando ho iniziato i djs che vedevo, suonavano con i dischi principalmente, tutti arrivavano con le borse quindi ero sempre attratto da questa cosa, mi è sempre piaciuto vedere come i djs mixavano, perché ognuno lo fa a modo suo.
I dischi penso siano il limite che ti fa aumentare la creatività per certi versi, non poter avere una quantità di musica illimitata come con le usb (utili per certi versi anche quelle), ti fa riflettere di più su come potresti suonarli.
Da dj/compratore ti aggiungo che per me andare nei negozi di dischi, soprattutto quando vado in altre città a suonare, è fondamentale: amo immergermi nell’atmosfera di ogni posto e comprare quello che mi serve, facendomi anche consigliare dal negoziante; in questo momento storico non si può conoscere tutto, esce davvero troppa musica, quindi il compito di un bravo venditore è selezionare la qualità; lunga vita ai negozi di dischi che portano cultura vera in questo paese dominato dal trash.

Lorenzo Fortino @Isoma backstage (Photo credits - tommigzz)

Lorenzo Fortino @Isoma backstage (Photo credits – tommigzz)

DAX: In che tipo di situazioni preferisci suonare e riesci ad esprimerti meglio?

LORENZO FORTINO: Avendo una tipologia di ricerca musicale che sicuramente non è così facile e devi provare a capire, le situazioni che preferisco sono quelle più intime da club in cui le persone provano a seguire il mio viaggio, sta a me avere l’intensità giusta e la bravura di trasportare la gente nella mia testa, solo così si crea realmente quello scambio di empatia che cerco quando suono, un buon impianto fa tanto, ma poi sta anche alla gente pretendere un’esperienza diversa da ogni dj.
Vorrei sperimentare di più le situazioni all’aperto perché mi piacciono molto e rispecchiano anche la tipologia di suono che ho; sempre riferendomi a situazioni racchiuse, ho bisogno di avere la pista vicino e davanti a me, mai lontana, devo sentire il calore delle persone, la freddezza della distanza non mi è mai piaciuta, chi balla e ascolta è un elemento complementare al dj non a servizio del dj.

DAX: Cosa pensi dell’attuale scena Clubbing italiana.

LORENZO FORTINO: La scena clubbing italiana è piena di cose interessanti, ovviamente restano nella nicchia, ma ci sono e secondo me sempre di più.
Non so quanto si possa parlare di scena clubbing, nel senso che di clubs veri e propri ne sono rimasti davvero pochi e provano a difendersi ma non è facile. La scena underground c’è e sta prendendo una bella fetta di pubblico che cerca situazioni più racchiuse ed itineranti, a volte esterne al club stesso.
Sono a favore di entrambe le cose, l’importante che venga proposta buona musica e con djs che diano stimoli a chi li va ad ascoltare.
Siamo noi i primi che dobbiamo far appassionare i più giovani e le nuove generazioni, trasmettendo il divertimento ma con bella musica.
La favola che raccontano molti djs e promoters mediocri dannosi al nostro movimento “la gente vuole questo per divertirsi,” riferita a musica facile e scontata che viene proposta negli ultimi anni dando la colpa al pubblico, non è vera; il pubblico prende quello che gli dai: sono i djs, i clubs, i promoters che devono fare la differenza. Frequento posti dal 2004, quindi sono passati quasi 20 anni; ho visto più “epoche” riguardo alla musica elettronica, il mondo è cambiato, questo è vero, ma i promoters si devono impegnare a dare più qualità alla gente, guardando nel lungo periodo, per ricreare davvero qualcosa, allora così ci sarà veramente la rinascita italiana che ci meritiamo, perché questa cosa del clubbing appartiene alla nostra cultura, lo stato dovrebbe capirlo e tutelarci come succede in tanti altri paesi in Europa.

DAX: Come descriveresti il tuo suono? Campioni o usi attrezzatura analogica?!

LORENZO FORTINO: Il mio suono per fortuna non è ben catalogabile, ancora molte persone non capiscono dove collocarmi, non suono a scompartimenti come tanti, ma voglio lasciare emozioni creando uno stile unico fondendo insieme più generi.
Le mie radici partono dalla techno, morbida, mentale, acid, toccano l’ambient, fino ad arrivare all’house, sempre fondendo il tutto con un’atmosfera deep, intesa in senso emotivo, cercando di fare muovere le persone prima con la mente e poi con le gambe; il mio suono deve arrivare alla testa prima: la mia roba è mentale.
Non ho mai campionato niente, parto sia da strumenti analogici che da software digitali, sono due modi diversi di produrre ma entrambi mi permettono di creare atmosfere diverse, ho bisogno di concretizzare le idee nel momento più breve possibile, quindi uso il modo più veloce per realizzare e fermare l’idea.
Alcune cose che ho fatto in analogico non avrei mai potuto farle in digitale e alcune cose che ho fatto in digitale non avrei mai potuto farle in analogico, quindi voglio continuare così. Non ti nascondo che mi diverto di più ad utilizzare strumenti analogici, quello sicuramente, ma dipende dal mood che ho in testa.
Per quanto riguarda le collaborazioni preferisco lavorare in analogico, almeno ognuno sta su uno strumento (batteria/sintetizzatore/effetti) o giriamo su più strumenti e nessuno sta fermo.
Ho un ossessione per sperimentare cose nuove: il mio suono è in continua evoluzione, ma se ascolti bene dalla prima uscita ad oggi, capisci il filo conduttore e vedi scorrere la mia vita nella musica. La voce è lo strumento magico per far si che la musica suonerà ancora più personale, nessuno può avere una timbrica uguale ad un’altra persona, l’imperfezione rende i pezzi con la voce unici; senti l’anima di una persona, chi è davvero, per questo vado fuori di testa per quella sensazione.
L’approccio che ho con la musica è molto impulsivo, crudo, da strada, non ho un approccio troppo tecnico; la tecnica mi serve soltanto per dare un tocco alla musica più personale, ma ti deve arrivare l’emozione da quello che produco, non la tecnica.
Per i miei progetti da solista come per le collaborazioni devo avere tutto chiaro in testa prima di entrare in studio, dove eseguo/eseguiamo soltanto quello che ho in mente: l’improvvisazione c’è, ma devo avere bene in mente il concetto che voglio dare, se non ho qualcosa da dire non vado in studio, faccio altro che poi a sua volta si trasformerà in musica, perché tutto quello che vivo si trasforma in suono.
Cerco in ogni luogo in cui produco di prendere l’atmosfera del posto, la musica deve essere fedele a dove ti trovi, al paesaggio, ad evolvere le tradizioni culturali, al momento della giornata (giorno o notte) e alle persone intorno a te: se riesci a riportare tutto questo nel suono, allora quello che fai sarà immortale.

DAX: Drums, synthesizers e sequencer preferiti.

LORENZO FORTINO: Drum preferita che ho ti dico: “Vermona DRM1 MK3” ha una timbrica particolare, mentre che non ho, ti dico “Roland 808”, ancora purtroppo non l’ho mai usata dal vivo.
Come sintetizzatore il “Vermona Perfourmer MK2” con cui ho fatto il primo disco insieme all’effetto “Vermona Retroverb”. Appena avrò tutto sistemato in studio, posso e devo tirare fuori ancora tanto da questi strumenti: ho in mente un live interamente analogico che farò appena possibile, aggiungendo altre cose a breve.
Sequencer ancora non so: dovrò decidere quale prendere, ho bisogno sempre di capire bene quali sono gli strumenti analogici più utili per quello che voglio fare, chiedendo consigli ad esempio a “Dunk”, che mi sa spiegare ogni volta qual è la cosa giusta da fare in base alle mie esigenze in produzione.

DAX: Visions of the future. Parlaci dei tuoi progetti futuri.

LORENZO FORTINO: Per il futuro ho molte cose in programma, ma senza più la fretta di farle uscire che avevo prima; voglio dare il tempo ad ogni disco di diffondersi bene, non voglio fare uscire tutti i progetti velocemente e attaccati tra di loro, senza dare modo alle persone di ascoltare e assimilare con calma; ogni uscita in base alla tipologia di musica, ha un momento dell’anno giusto e questa è una cosa che ho imparato grazie al negozio.
Il mio nuovo ep [Futop Musica/6] uscirà il 10 Ottobre, poi l’inverno il mio nuovo album ambient/sperimentale ; nel mentre bisogna finire il disco nuovo con Brody e infine sto facendo molta musica con “Dunk”, sicuramente sentirete qualcosa su “Connessioni” appena sceglieremo le tracce.
Per quanto riguarda il suonare a fine agosto sarò ospite ad uno dei festival più importanti in Europa e mi sto preparando per fare un dj-set che sia al massimo livello.
In questo momento sento che tutto sta andando come avevo previsto, senza prendere scorciatoie, qui è dove volevo stare.

Lorenzo Fortino

Lorenzo Fortino Discography | Discogs

Instagram

Lorenzo Fortino @studio (Photo credits - tommigzz)

Lorenzo Fortino @studio (Photo credits – tommigzz)

Lorenzo Fortino intw. 04.2024 Family House.

Arkfy – Archive 1

Nuovo, supersonico progetto musicale su Bandcamp da parte di Maximiliano Faccio aka @Arkfy / Mog, ci presenta dal suo “archivio” una serie di uscite incredibili! La prima, contenente 4 tracce molto Techno con sonorità dark, Detroit, 90s. Electronic music fatta negli anni che Maximiliano sta scremando, riportando a nuova luce. Un bel viaggio! L’ultima traccia, va oltre i 9 minuti…

https://arkfy.bandcamp.com/