Seoul

Pietro Coquinati interview

INTRODUCTION:

In queste settimane alcuni amici mi hanno segnalato: “C’è sto ragazzo di Brendola che usa i modulari!” … Eh io “Ma state scherzando? Modulari a Brendola? Assurdo..” Quindi, dopo 15 minuti, già mi ero messo in contatto con lui e dopo alcuni giorni mi ero ordinato il suo primo album in vinile “Sharewood” Wanderlust.Vision. Visti gli amici e passioni comuni ho dovuto chiedergli una intervista.

INTERVIEW:

DAX: Parlami di te, di Brendola, della provincia vicentina e della tua passione per la musica elettronica. Prospettive e propositi futuri.

COQUINATI: Non sono un artista rivoluzionario, ma una persona con il desiderio e l’idea di offrire una nuova prospettiva sulla musica elettronica a Vicenza. Attualmente, la musica elettronica nella nostra città è ancora confinata in una scatola e non viene presa seriamente come fenomeno culturale moderno. In molte altre città europee, come Berlino, Parigi e Londra, rappresenta non solo un pilastro culturale, ma anche una piattaforma che dà spazio e visibilità ad altre forme d’arte, persino riscoprendo la musica acustica in nuove vesti.

La musica elettronica ha la capacità di coagulare le persone, creando comunità dove nascono gli artisti del futuro, contribuendo così al progresso morale della società. Con questo spirito, insieme ai ragazzi del Bocciodromo cs_bocciodromo (una menzione speciale ad Eliseo Trevisan) e ad altri amici, abbiamo deciso di fondare Live Elettronica. Questo progetto incarna i concetti sopra esposti.
Vorrei esprimere tutta la mia solidarietà ai ragazzi del Bocciodromo, che probabilmente, salvo colpi di scena, saranno costretti a sgomberare a causa della costruzione della ferrovia, trovandosi così a cercare una nuova casa.

Per quanto riguarda me personalmente, ho vissuto all’estero per 4-5 anni prima di tornare in Italia. L’esperienza che mi ha segnato di più è stata vivere per due anni a Seoul, in Corea, durante il periodo del Covid. Già prima producevo musica elettronica con qualche sintetizzatore, principalmente per riempire il mio tempo libero o per conquistare il cuore di qualche ragazza. Ma a Seoul ho iniziato a comprendere il ruolo sociale della musica elettronica e il suo senso di libertà.
I primi mesi del 2020 in Corea sono stati molto duri a causa del Covid. Non riuscivo a sostenermi economicamente, mangiando solo riso e preparato al curry per risparmiare, mentre studiavo coreano per avere più opportunità lavorative. Per fortuna, ho incontrato i ragazzi di Seoul Community Radio scr_radio, una radio indipendente che trasmette musica elettronica quasi ogni giorno, organizzando eventi per le crew locali e toccando praticamente tutti i generi di musica elettronica. Nella struttura c’è anche un bar dove si può conversare e conoscere nuove persone. Se passate per Seoul, vi consiglio vivamente di farci un salto.
Dato che non avevo un lavoro, passavo lì tutti i giorni dalle sei di pomeriggio alle sei di mattina. Grazie alla musica con cui sono entrato in contatto e alle lunghe conversazioni, sono cresciuto enormemente sia musicalmente che culturalmente, divertendomi tantissimo. Sarò sempre grato per quello che mi hanno dato e sento il dovere di restituire qualcosa al mondo attraverso la mia arte e gli eventi che organizzo.

Per il futuro immediato ho un’estate piena di eventi, mentre nel lungo termine posso solo dire che l’Asia, la Germania e l’Italia saranno sicuramente nel mio percorso, insieme a tanta nuova musica e arte in arrivo.

DAX: Da pochissimi giorni è uscito il tuo primo vinile. Parlami di questo disco, del titolo! E’ una sorta di showcase dei tuoi lavori e sfaccettature sonore.

COQUINATI: Esattamente, non è veramente un vero e proprio album, ma più una selezione di lavori che ho composto tra il 2017 e il 2022. Sicuramente diverso da quello che sto proponendo ora nei miei live show (che sono totalmente improvvisati), è, a mio parere, un ascolto interessante perché riflette tutte le influenze musicali che hanno “gasato” un ragazzino che per la prima volta ha incontrato la musica elettronica. Citando alcuni degli artisti più influenti per me durante la scrittura dell’album, direi Boards of Canada, Bonobo, il primo Flume, Bon Iver, Arca, Kanye West, Chrome Sparks, Home, Lapalux e Jamie XX. Non ho messo Aphex Twin e spiegherò dopo il perché.

Il primo brano, “Sharewood”, ovvero la title track, l’ho scritto nel 2018 (la prima versione) dopo aver incontrato una ragazza polacca di nome Aleksandra durante un progetto con la scuola a Brighton, in Inghilterra. Lei mi aveva rapito il cuore, e per me è stato il primo momento in cui, paradossalmente, vivendo in un posto diverso da casa mia e ospitato da una famiglia di anziani pensionati in un paese estero, ho trovato una pace interiore che non avevo mai conosciuto vivendo con la mia famiglia in Italia. Questa emozione è normalmente definita banalmente come “casa”. Senza entrare troppo nei dettagli personali e senza rancore, ho sempre vissuto ogni rapporto personale come qualcosa da guadagnare e non come una cosa scontata dal grado di parentela.
In quelle 3 settimane mi sono sentito come se stessi vivendo la demo della vita perfetta per il contesto e per la bellissima Aleksandra. Essendo cresciuto guardando ripetutamente la videocassetta di Robin Hood (in versione animalesca) della Disney, il mio concetto di amore più alto era rappresentato appunto dalla storia amorosa tra Lady Marian e Robin Hood nel bosco di Sherwood. Così, cambiando un po’ di lettere per renderlo più originale, ho nominato il brano “Sharewood” e di conseguenza l’album su Wanderlust__Vision. Tra l’altro, c’è una clip su YouTube tratta dal cartone in cui Robin Hood incontra Lady Marian di nascosto nel suo giardino privato davanti a un laghetto con luna piena. Se mettete “Sharewood” in sottofondo a quel video, il tutto assume molto senso, dato che l’ho scritta pensando a quella scena.

DAX: Curiosando nelle tue foto, ho notato che la tua stanza è piena di riferimenti ad AFX (Aphex Twin). Come lo hai conosciuto? Perché?

COQUINATI: Ho incontrato la sua musica per pura casualità. Una sera del 2021 ero in SCR (Seoul Community Radio) e stavo lavorando da un divanetto con il mio laptop su “emoa” e “call me amore” (entrambi presenti nell’album). Ogni tanto facevo una pausa togliendomi le cuffie e sentivo la musica di questo DJ che stava suonando a circa 10 metri da me un set completamente in vinile. Dopo qualche minuto, sia per la sua gestualità e presenza piuttosto irreverente nel mixare, sia per l’incredibile selezione musicale che spaziava dall’IDM alla musica reggae, mi aveva completamente catturato. Fu in assoluto il DJ set più incredibile della mia vita (tra l’altro, la registrazione è presente su YouTube con la thumbnail di lui in un momento di estasi). Una volta finito di suonare, andai da lui con il mio PC e mi presentai. Lui era Mio Zic (credo si chiami così), un giapponese che abitava da molti anni a Seoul e aveva aperto un piccolo negozio di vinili a Ulgiro theedgeseoul / clique_records (을지로). Gli feci ascoltare alcuni brani del mio album, che a quel tempo era già praticamente finito, e data la somiglianza di alcuni brani presenti nel mio album con quelli di AFX, mi chiese se lo conoscessi. Risposi in maniera negativa, e così ricevetti un invito il giorno dopo nel suo negozio all’orario di chiusura.

Arrivai, chiuse le serrande, e per le successive tre ore mi fece ascoltare “Drukqs” in vinile mentre mi parlava di Richard D. James (Aphex Twin), delle sue mirabolanti leggende riguardanti la sua misteriosa personalità, oltre alle sue (di Mio) avventure passate nei locali di Tokyo negli anni ’90 ascoltando quello che sarebbero diventati dei classici della musica elettronica. La cosa curiosa fu che lui si riferiva ad Aphex Twin come “mio padre”. Ci misi un po’ a capire che non era effettivamente figlio di Aphex Twin, ma era più un modo di celebrare la sua influenza nella sua vita. Di fatti, il logo del suo negozio ricorda molto quello di Aphex Twin.

DAX: Parlami dei tuoi moduli sonori e della Octatrack che probabilmente userai parecchio..

COQUINATI: Essendo che il mercato dell’usato dei moduli Eurorack è molto movimentato, rivendendo e comprando senza praticamente perderci nulla, ho avuto modo di provare la maggior parte dei brand più famosi in commercio. Così facendo, ho avuto la possibilità di capire cosa mi piacesse e cosa stavo cercando: un suono analogico molto grezzo che mi desse delle possibilità e un approccio diverso da quello standard di un sintetizzatore. Questo l’ho trovato in Verbos Electronics. Inoltre, ho avuto la possibilità di parlare con Mark Verbos (il fondatore) in più di un’occasione, e dalle sue parole, dalla sua profonda conoscenza del mondo dei sintetizzatori modulari e dalla sua passione, si può capire quanto si impegni e ci tenga a fornire a noi musicisti strumenti di primo livello.

Alessandro Cortini ha definito i moduli Verbos come “50% Buchla e 50% Techno” e sono pienamente d’accordo con questa descrizione. Sono particolarmente amante del Complex Oscillator della Verbos, che è senza dubbio il mio modulo preferito tra tutti. Al secondo posto ti direi l’Harmonic Oscillator per la sua grezzità e pienezza. Mi piacciono molto anche i moduli Make Noise e sto scoprendo il brand italiano Frap Tools, che fanno cose molto interessanti e fighe. Possiedo il loro Fumana, ma vorrei avere il loro Complex Oscillator, chiamato “Brenso”.

L’Octatrack è il mio compagno di avventure; non c’è molto da dire, è sicuramente nelle 10 cose che mi porterei su un’isola deserta assieme a qualche tipo di generatore di energia elettrica.

Video from SUPERBOOTH24 superbooth_berlin with Federico Chiesa ooramusic

DAX: Se la vita fosse come un sequencer, di quanti suoni avresti bisogno per la tua realizzazione?

COQUINATI: La vita mi sta andando bene. Io e i miei amici stiamo cercando di creare qualcosa di più che solo musica e divertimento. L’unico sequencer di cui ho bisogno è la voglia di continuare a fare quello che stiamo facendo, e poi il resto si vedrà.

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Pietro Coquinati intw. 06.2024 Family House.