Per un DJ contemporaneo, proprio come per i pionieri di ieri, comprendere e incarnare il rispetto per la musica, per il pubblico e per la propria arte non è solo un tratto distintivo, ma un vero e proprio fondamento. È ciò che trasforma una semplice selezione musicale in un’esperienza indimenticabile, creando quella connessione profonda che risuona ben oltre la fine del set.
For a contemporary DJ, just like for the pioneers of yesterday, understanding and embodying respect for the music, the audience and their art is not just a hallmark, but a foundation. It is what transforms a simple musical selection into an unforgettable experience, creating that deep connection that resonates long after the set is over.
Larry Levan
* “The dance floor is a sacred space. Treat it with respect, and it will give you everything.”
* “A DJ’s job is to take people on a journey. You can’t do that if you don’t respect their trust.”
* “It’s not about how many records you have, it’s about how you use them to connect with people. Respect that connection.”
* “The true art of DJing is to make everyone feel welcome and united. That starts with respect for every single person on the dance floor.”
Frankie Knuckles
* “House music is about love, unity, and respect. If you’re a DJ, you’re the one who sets that tone.”
* “Respect the music, respect the crowd, and respect yourself. That’s the foundation of being a good DJ.”
* “I always tried to make people feel like they were coming to my home. When you respect your guests, they’ll always come back.”
* “A DJ has a responsibility to the people. You’re there to uplift them, to make them forget their troubles. Never take that for granted, always respect that power.”
These quotes highlight their shared philosophy that “respect” for the music, the audience, and the craft was fundamental to their roles as pioneering DJs.
Ho recentemente acquistato su Discogs due dischi, uno funky del 1978 e l’altro house del 1987. È così che ho conosciuto Paolo, uno dei pochissimi italiani ad aver frequentato il leggendario Paradise Garage e ad aver vissuto in prima persona la nascita e diffsione dell’House Music da New York.
Da questa passione condivisa è nata questa nuova appassionante intervista: contiene un sacco di materiale raro ed inedito per Voi House Music Lovers!
Paolo Tarozzi: I’m an Italian collector since 1970, I use to sell record until 1983 in the city of Bologna Italy, but I bought most of my records in NYC where i lived from 1984 till 2001 …
Dax: Volevo fare una chiacchierata sul periodo in cui sei stato a New York. Quand’è stata la tua prima volta lì? È stato allora che hai scoperto il mondo delle discoteche della “grande mela”?
Paul: Era la fine del 1984, novembre. Ricordo ancora quel periodo come fosse ieri. Ballavo breakdance, e New York… beh, New York era un universo tutto nuovo. Una città che pulsava di vita, dove tutto sembrava possibile. Mi ci sono buttato subito. In realtà, all’inizio seguivo la cultura rap, sono rimasto a New York per sei-sette mesi. Quando sono tornato, il “freestyle” era già popolare e c’era Tony Humphries che mixava, quindi sono passato alla house music.
Subway breakdance
Dax: Ballavi breakdance? Che tempi incredibili.
Paul: Sì, frequentavamo il Roxy, un posto mitico. Era un mondo che ti inghiottiva. Ero appena arrivato e già mi sembrava di aver trovato la mia dimensione. Era come se ogni angolo della città ti parlasse di musica. All’inizio non lavoravo, ero appena arrivato e stavo cercando di capire come muovermi. Poi, dopo un mese o due, ho trovato lavoro. Si faceva di tutto per tirare avanti, ma c’era un’energia così elettrizzante che non importava. Ogni giorno era una scoperta.
Dax: E il Paradise Garage? Quando hai iniziato a frequentarlo?
Paul: Ah, il Garage. All’inizio non lo conoscevo bene, ma poi ci sono entrato quasi per caso. Era come entrare in un altro mondo. Ogni notte lì era un’esperienza unica. C’erano Larry Levan e Tony Humphries, la musica ti avvolgeva e non ti lasciava più. Era più di un club, era un rifugio.
Paradise Garage – Colonel Abrams Live
Dax: Oggi, con i social media, è tutto più facile. Ma allora come facevi a sapere dove andare? Non c’erano telefonini, né Internet…
Paul: Eh, era un altro modo di vivere. Finivo di lavorare a notte fonda, verso l’una, e mi dirigevo verso il Garage. All’inizio non avevo nemmeno la tessera, restavo fuori e chiedevo a qualcuno di farmi entrare con lui. Ma una volta dentro… non c’era bisogno di altro. La musica, le persone, le luci… era come essere in un sogno. Anche se ci andavo da solo, non mi sono mai sentito solo lì dentro.
Dax: Poi hai avuto la tessera?
Paul: Sì, alla fine l’ho presa. E da quel momento andavo sempre lì. Il Garage è diventato la mia casa. Ogni notte era speciale, con DJ incredibili. Larry Levan su tutti… c’era un’energia che non si può spiegare a parole. Devi averla vissuta.
Paradise Garage – Member Card
Dax: Quali DJ ti hanno influenzato di più?
Paul: Beh, nei primi tempi c’era Larry Levan, poi è arrivata la Chicago House. Era il 1986, l’anno di “Move Your Body”. Mi ricordo quando l’hanno suonata per la prima volta… la pista esplose, la gente impazziva. Una sera ho persino visto Mike Tyson al Garage. Lo guardavi e capivi subito che era una leggenda.
Paradise Garage – Loleatta Holloway Live
Dax: Mike Tyson? Incredibile! E per quanto riguarda i dischi, hai iniziato a comprarli subito?
Paul: Sì, fin da piccolo, mio padre aveva un ingrosso di dischi a Bologna. I vinili erano già una parte di me. A New York, invece, registravo i mix dalla Radio Kiss FM. Portavo il registratore al lavoro e catturavo ogni suono possibile dalle radio. E poi, quando potevo, andavo nei negozi come Rock and Soul. Lì potevi trovare qualsiasi cosa. Era un paradiso per chi, come me, viveva di musica.
DJ Paul 87
Dax: Portavi le cassette nei negozi per riconoscere le tracce?
Paul: Esatto. C’era Benji Candelario che mi metteva da parte i dischi, gli facevo ascoltare le cassette e lui trovava quello che cercavo. Era un altro modo di scoprire la musica, più umano, più vero. Oggi sarebbe impensabile. Compravo i dischi, ma li ascoltavo solo quando tornavo in Italia. Lì ero sempre troppo impegnato a lavorare. Ma quando tornavo a casa e mettevo su quei vinili, era come tornare a New York. Ogni traccia mi riportava indietro nel tempo.
Downtown Records
Dax: Ci sono delle tracce che ti riportano immediatamente a quel periodo?
Paul: Oh sì, ce ne sono tante. Ma “Mystery of Love” di Mr. Fingers… quella è la colonna sonora del 1986 per me. Ogni volta che la sento, torno in quelle notti d’estate, con il sudore sulla pelle e la musica che non finiva mai.
Dax: E “Can You Feel It”?
Paul: Certo, anche quella. Ne avevo tre copie, ma alla fine ho dovuto venderle. A volte mi pento di averle lasciate andare, ma è così che va la vita.
Dax: La house music è cambiata tanto da allora…
Paul: Sì, tutto è cambiato. Quando il Paradise Garage ha chiuso, è stata la fine di un’era. È diventato lo Shelter, e poi c’erano eventi come Body & Soul con François Kevorkian, Joe Claussell, Louie Vega. Ma non era più lo stesso. Il mondo era cambiato.
Paradise Garage – Shelter
Dax: Louie Vega… è ancora una leggenda oggi.
Paul: Sì, Louie lo conoscevo tramite suo fratello. Una volta mi ha regalato dei dischi e mi ha fatto entrare al Shelter. Quell’energia che si respirava negli anni ‘80… è difficile da trovare oggi. Sai, oltre ai vinili, avevo la passione di intagliare le noci di cocco per creare dei monili, dei portachiavi: avevo realizzato una serie di loghi delle mie etichette preferite in cocco, usavo scambiare questi oggetti coi miei amici DJs, in cambio di vinili o cassette!
Dax: Una canzone che andava di brutto?
Paul: Ora te ne dico due: Master C & J – Face It e Liz Torres – Can’t Get Enough
Dax: Ah, qual era il DJ che ti piaceva di più seguire?
Paul: In discoteca: David Morales, ma come cassette mi piaceva di più Tony Humphreys.
Paul: Ho fatto qualche serata, al mio paese San Giovanni, a Bologna ma non ero mai il miglior mixatore. Mi piaceva più collezionare dischi che metterli su. Però c’era qualcosa nella mia passione che riusciva comunque a tenere la pista viva.
Dax: Hai mai fatto errori durante i tuoi set?
Paul: Ah, una volta seguivo Flavio Vecchi, dall’Art Club di Bologna, all’Echoes, Ethos Mama Club. Ero fatto di canne, ero psichedelico, Flavio non si sentiva bene, così mi ha detto di prendere in mano la situazione: mi misi alla consolle, ma ho sbagliato tutto! Ho alzato il cursore sbagliato: un minuto di silenzio totale. Sono venuti a riprendermi e hanno rimesso Flavio ai piatti. È stato un disastro, ma fa parte del gioco!
NY Graffiti
Dax: Ahahah, che storia! Ma parliamo della tua collezione di dischi. Ci siamo conosciuti su Discogs, come ti trovi?
Paul: Discogs è cambiato tanto. Prima era una comunità di appassionati, ora è tutto business. Hanno aumentato le commissioni e le spese, e per chi, come me, non lo fa per guadagno, è diventato più difficile. Continuo a farlo perché ci sono persone in tutto il mondo che cercano ancora quella musica, quei vinili. E a volte, quando qualcuno compra un disco da me, è come se stessi vendendo un pezzo della mia vita. È come un modo per rimanere collegato a quei tempi, anche se tutto è cambiato, la musica è l’unica cosa che ti può riportare indietro, anche solo per un attimo.
Master C & J – Face It Liz Torres – Can’t Get Enough Marshall Jefferson – Move Your Body Jm Silk – I Can’t Turn Around Steve Silk Hurley – Jack Your Body On The House – Give Me Back The Love Jungle Wonz – Time Marches On Mr. Fingers – Can You Feel It Joe Smooth – Promised Land Frankie Knuckles – Your Love Fingers Inc – Mystery Of Love Ralphi Rosario – You Used To Hold Me Virgo – R U Hot Enough Adonis – We’re Rocking Down The House Adonis – No Way Back Rudoulpho – Sunday Afternoon Kc Flight – Let’s Get Jazzy Spring – No Time (For Crying) Simone – Hey Fellas Round One Feat. Andy Caine – I’m Your Brother
4 years in the making for the first time in a motion picture The Movement that became dance music of today.
starring:
Larry Levan, David Mancuso, Frankie Knuckles, Nicky Siano, Francis Grasso, Francois K., “Little Louie” Vega, Danny Tenaglia, Jellybean, Tony Humphries, Danny Krivit, Joaquin “Joe” Claussell, Richard Long, Alex Rosner, Keith Haring, Derrick May, Kenny Carpenter, Jose Padilla (Spain), Sven Vath (Germany), Mr. Mike (Switzerland), Dimitri From Paris (France), Boyd Jarvis, Fantastic Plastic Machine (Japan), Mark Oliver (Toronto), Frankie Bones, Danny Rampling (UK), Albert Assoon (Toronto), Alex Neri (Italy), Pete Tong (UK), Gregory Gray (Chicago), Bobby (UK), Fabrice (Italy), Ralf (Italy), Ron Carroll (Chicago), Craig Loftis, Benji Espinoza (DJ International, Chicago), Nori (Japan), Tony Desypris (Montreal), Ivan Iacobucci (Italy), Yukihiro Fukutomi (Japan), Billie (Artist), Robert Ouimet (Montreal), Steve D’aquisto Alan Thompson (UK), Antonio Ocasio, Patricia Field, Mike Stone, Ricky L & Sauro (Italy), Cosmo, Original Loft And Garage Dancers, Rene Hewitt, Smokin Jo, Robert Clivilles (C&C Music Factory)
SYNOPSIS
Maestro, a feature documentary, tells the story of how a group of people found refuge and a call for life outside the mainstream, what evolved was a scene that set the ground work for what was to come in dance music culture worldwide.
A film 4 years in the making, a rare insight into the underground world as it was.
It’s the first time this story is told in a motion Picture, included in the film are pioneer dance music DJs and producers, ”founding fathers”, its center being Larry Levan, as well as high-profile DJs of today.
It vividly portrays the world that spawned today’s dance music from 2-step, to the eclectic sounds of tribal, to pop artists. Parties from Ibiza to Philly, all are influenced by the quintessential elements that made New York City’s Paradise Garage and The Loft such a powerful cultural force in people’s lives.
DJs Larry Levan (Paradise Garage) and David Mancuso (The Loft) continue to be revered today as the leaders of dance music culture worldwide.
This seminal movement—encompassing dancers, patrons, artists, DJs, sound designers, and more—gave birth to DJ pioneers in the film and contemporary dance club parties across the globe.
Most film documents of this historical movement have fallen short of its true story and impact to the world, providing us with a glossed over account of the time. Opting for a more personal and candid approach, MAESTRO shows the true history of the people through a realistic creative aesthetic. Tracing the underground’s dance origin, MAESTRO brings out a real understanding of this intense lifestyle, and the lives they lived and died for. It is far from mere nostalgia, this film is like the music and experiences it chronicles.