In queste settimane, l’amico Manuel Voltolina, mi contatta, dicendomi che mi deve dare un disco. Cavoli, di questi tempi, è raro ricevere doni simili!
Così c’incontriamo e mi da questo vinile intitolato “Ritual Motion”; leggo il nome della label “Boomerang Disco Stars” e gli faccio a Manuel: “ma sei in contatto col mitico Giovanni Turiaco?” Ecco questa nuova intervista è nata così, inaspettata.. era da tempo che volevo mettermi in contatto con lui, questa è stata l’occasione giusta! Buona lettura.
Dax: Parlami di te e del tuo primo contatto con la musica e i dj!
GT: Ho avuto la fortuna di crescere prima nel negozio di dischi di mio nonno e poi in quello di mio padre, che dal 77 ha iniziato a lavorare con la musica d’importazione, quindi con le radio e discoteche. Il negozio era Dischi Arcella (Padova) e io ero il cosiddetto “bocia” di bottega: il mio primo contatto con i DJ sia radiofonici che da discoteca è avvenuto lì. A 11 anni e mezzo ho iniziato a fare un po’ di radio: facevo una classifica dei dischi da discoteca. Settimanalmente avevo una rubrica dove appunto conducevo questa classifica e la radio era Radio Luna.
A 12 anni e mezzo, quasi 13, ho iniziato a lavorare in un locale che si chiamava Odissea 2001, nella zona di Grantorto. Ecco, i miei primi passi sono stati in quel locale dove proponevo musica la domenica pomeriggio. A quel tempo ricordo che proponevo dischi come Kraftwerk – Trans Europe Express, George McCrae, Mass Production, i miei primi passi in discoteca sono stati passi piccoli, ma veloci.
Dax: Raccontami delle discoteche venete, a quanti anni hai cominciato a suonarci e a frequentarle.
GT: Dopo l’esperienza all’Odissea 2001, ho intrapreso l’esperienza del Boomerang, un locale mitico in località Ponterotto (Padova). Come molti cinema dell’epoca, si era trasformato in una discoteca. Era il 1978 e quel locale è diventato la mia seconda casa per anni. Io e i miei amici ci identificavamo in quel posto, ci sentivamo a casa al Boomerang.
Quando la moda della musica afro iniziò a declinare, verso la fine degli anni 80, ho deciso di sperimentare con nuovi generi. Ho organizzato serate di musica brasiliana, ma i miei affezionati clienti del Boomerang continuavano a chiedermi di tornare a suonare il sound “Afro” cioè quella miscela di reggae, elettronica, funk, ecc.
Per venire incontro alle loro richieste, ho deciso di cambiare il mio nome d’arte. Invece di Giovanni, ho scelto “Johao Bahia”, un omaggio a Bahia, una città brasiliana che amo molto. Il nome mi piaceva sia per l’assonanza con alcuni artisti musicali che apprezzo, sia per il suo significato profondo.
Dax: Il tuo rapporto coi vinili e Dischi Arcella di Padova.
GT: Sono cresciuto praticamente dentro a un negozio di dischi. Prima c’era quello di mio nonno, “I Boss del Disco”, a Chiesanova. Ricordo ancora quando, bambino, mi mandavano a fare qualche commissione e mio nonno mi ricompensava con 45 giri. Jimmy Castor Bunch, BT Express… erano i miei primi amori musicali.
Dopo la terza media, ho deciso di dedicarmi completamente alla musica e ho iniziato a lavorare nel negozio di mio padre, soprannominato “Don Pablo”, presso Dischi Arcella. Da quel momento, la mia vita è stata a stretto contatto con i vinili. È un amore che è nato da bambino e che mi accompagna ancora oggi.
Uno dei dischi piu’ venduti a Dischi Arcella. Potrei raccontare tanti aneddoti legati a questo fantastico vinile…
Foto Dischi Arcella, presa da questo interessante Blog online.
Dax: Parlami dello stile di musica “Afro”.
GT: L’etichetta “musica afro” è sempre stata un po’ fuorviante. Veniva spesso usata in modo generico, quasi dispregiativo, come sinonimo di musica per un pubblico considerato superficiale o poco esigente. In realtà, il termine “Afro” era un’etichetta troppo stretta per definire la varietà di stili che venivano proposti durante quelle serate.
All’interno di una serata definita “Afro”, si poteva ascoltare un’ampia gamma di generi musicali: dall’elettronica al reggae, passando per la wave, il funky e il jazz funk. Era un vero e proprio calderone musicale, dove si mescolavano sonorità diverse e dove ogni DJ aveva la libertà di sperimentare.
Chiamare una serata “afro” era quindi un modo impreciso e fuorviante, perché non rendeva giustizia alla varietà e alla complessità della musica che veniva proposta.
Dax: Parlami della famosa serie di compilation Electric Funky Afro Sound!
GT: Electric Funky Afro Sound era un’etichetta discografica che produceva compilation di musica Afro. Si trattava di compilation non ufficiali, o “tarocchi”. Nonostante ciò, sono state le compilation più vendute di questo genere musicale. Oltre 250.000 copie della compilation “nera” sono state stampate e vendute! Ho fornito io tutti i titoli dei dischi della serie, in cambio ricevevo copie omaggio. Queste raccolte erano così popolari che son state copiate più volte da altri produttori. Molti dei dischi erano difficili da trovare e una volta che erano inclusi in una compilation, diventavano ancora più rari.
Dax: Quanto ami le percussioni e il ritmo?
GT: Fin da piccolo, ho sempre avuto una predisposizione naturale per i ritmi e i suoni. Ricordo che da bambino battevo i piedi o le mani su qualsiasi superficie, quasi ossessionato dalla ricerca di un ritmo perfetto. La mia passione per le percussioni è cresciuta nel tempo, e il mio primo grande amore è stato proprio quello per i ritmi brasiliani.
I tanti viaggi in Brasile mi hanno permesso di immergermi completamente in questa cultura musicale. Anche se non sono un percussionista professionista, ho imparato ad accompagnare la musica con strumenti come il pandeiro, il berimbau e la tumba. È un modo per esprimere la mia passione e per sentirmi più vicino a quei suoni che mi hanno sempre affascinato.
Dax: Azymuth e Brasile: quanto hanno influenzato il tuo stile musicale?
GT: Il mio amore per il Brasile e la sua musica è nato da bambino, guardando la televisione. Ricordo le serate piovose, quando le trasmissioni venivano interrotte e in sottofondo si sentivano le dolci melodie della bossa nova. Gruppi come gli Azymuth, con la loro celebre sigla di Mixer, “Jazz Carnival”, hanno segnato profondamente la mia giovinezza.
GT: Per anni sono rimasto un semplice ammiratore, frequentando i loro concerti. Poi, intorno al 2010, la mia passione si è trasformata in amicizia grazie a Ivan Conti “Mamão”, il batterista degli Azymuth. È stato lui a farmi entrare nel loro mondo, permettendomi di conoscere più da vicino questi straordinari musicisti. Purtroppo, Mamão ci ha lasciati un anno e mezzo fa, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo della musica brasiliana.
La mia passione per la musica brasiliana mi ha portato a diventare un vero e proprio collezionista. Possiedo una delle più grandi collezioni di musica brasiliana in Italia, non limitata al solo genere degli Azymuth, ma che spazia attraverso una vasta gamma di stili e artisti.
I miei viaggi in Brasile sono sempre stati un’occasione per arricchire ulteriormente la mia collezione. Ho esplorato le favelas alla ricerca di gemme musicali rare e ho instaurato rapporti con musicisti locali. Il mio archivio musicale brasiliano è talmente vasto e variegato che sarebbe difficile descriverlo in poche parole.
Dax: Le tue passate esperienze discografiche.
GT: Nel corso della mia carriera, ho avuto la fortuna di collaborare con numerosi produttori e DJ, tra cui Christian Hornbostel e Fabrizio Smania. Queste partnership mi hanno regalato molte soddisfazioni, ma è con il progetto Josma (Johao e Smania) “Voices In Los Angeles” che ho raggiunto un traguardo davvero importante: il brano è un omaggio allo stile di house music di Jovonn. Questo singolo ha ottenuto un successo inaspettato, raggiungendo il 27° posto nelle classifiche italiane e riscuotendo il favore di celebri DJ internazionali come Morales e Stonebridge.
Dax: Il nuovo progetto discografico uscito in queste settimane di fine 2024.
GT: Ho avuto la fortuna di collaborare con Voltolinas, presentatomi da Alberto Ghisellini un anno fa. Questo nuovo progetto è nato dall’idea di rivisitare le sonorità che sperimentavo negli anni ’80, ma con un approccio moderno e attuale. Il risultato è un sound che fonde elementi elettronici, etnici e afro, il tutto sotto l’etichetta Boomerang Disco Stars.
Boomerang Disco Stars è per me un contenitore musicale dove poter esprimere la mia creatività senza limiti. Dopo questo primo brano, ho in mente di esplorare altri generi come il funk e la musica brasiliana, sempre mantenendo un’impronta Afro.
Dax: Cosa ti aspetti da questo mondo della notte?
GT: A sessant’anni, mi ritrovo a guardare indietro con nostalgia, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Il mondo della notte, che un tempo mi affascinava, oggi mi lascia un po’ perplesso. È difficile non sentire la mancanza di un’epoca passata, ma allo stesso tempo, sono curioso di scoprire cosa riserverà il futuro.
Non posso negare di provare una certa incertezza. Il panorama attuale della nightlife non mi entusiasma come un tempo. Desidero qualcosa di nuovo, di più autentico, ma al momento non riesco a intravedere chiaramente quale sarà la prossima evoluzione. Mi sento un po’ come un esploratore che, dopo aver attraversato un vasto oceano, si trova di fronte a un continente sconosciuto.
Dax: Propositi per il futuro ? Stai pensando a mettere insieme un Album ?
GT: Questo è solo l’inizio di un lungo viaggio musicale. Con l’etichetta Boomerang Disco Stars, ho in mente di pubblicare molti altri singoli e, soprattutto, di realizzare un album che racconti la mia passione per la musica attraverso diverse sfaccettature.
So che ci vorrà tempo e impegno, ma l’idea di creare un progetto discografico completo mi entusiasma. Non vedo l’ora di condividere con tutti voi il frutto di questo lavoro. Un abbraccio e grazie per avermi seguito in questo percorso.
Giovanni Turiaco DJ. Boomerang 78 – 84