22.07.2025
La notizia della scomparsa di Marco Dionigi ha lasciato un vuoto profondo nei cuori di molti appassionati e di chi ha contribuito a plasmare il panorama clubbing italiano. È un momento per ripercorrere la memoria di un artista che ha lasciato un’impronta indelebile, con un approccio innovativo e una passione ardente per la musica.
Agli albori degli anni ’90, per molti giovani, l’Alterego di Verona era un vero e proprio santuario del suono.
Ricordo ancora, con una punta di malinconia, come lo avevo scoperto: ero un giovane inesperto, e i miei amici più grandi, quelli che al sabato notte si avventuravano in discoteca, mi parlavano di una musica diversa, di un’esperienza sonora che sfuggiva agli schemi. Lui stesso definiva il suo stile “musica sperimentale”, un connubio inusuale di elettronica nascente, arricchita da sfumature funk, disco, cosmiche, tribali e house. Un genere che mi catturò immediatamente, spingendomi a esplorare nuovi territori sonori. Più volte venne ad esibirsi alla discoteca Expo’, nella saletta superiore alla domenica pomeriggio, assieme ad Alain DJ. All’epoca era uno dei nostri punti di riferimento!
Dionigi è stato uno dei DJ e producer italiani più stimati per la sua originalità, capace di far ballare intere generazioni nei locali più prestigiosi d’Italia, tra cui l’Alter Ego (dove iniziò la sua carriera nel 1989, anche come cassiere) e il Mazoom. La sua musica, spesso definita “elettronico tribale”, sfuggiva a qualsiasi etichetta precisa, collocandosi in un’epoca in cui techno e house erano ancora mondi separati.
Un dettaglio che molti conserveranno nella memoria è la sua passione per i vinili, ma anche l’ingegno nel portare con sé un lettore a cassette con regolatore di giri, uno strumento che gli permetteva di diffondere le sue produzioni musicali inedite direttamente dai suoi set. Questa trovata era un modo per andare oltre la semplice selezione e il mixaggio, una dimostrazione costante della sua ricerca e del suo desiderio di sorprendere il pubblico. La sua abilità nel creare un “flusso sonoro” unico è ciò che lo rese così amato in un’epoca in cui la fedeltà non dipendeva dai social media, ma dalla qualità, dalla tecnica e dallo stile.
Nel 2010, per dare voce alla propria visione artistica, Dionigi fondò “Quantistic Division Records”, proponendo sonorità Nu Disco, ElectroFunk e aprendo nuove frontiere sonore, insieme al caro amico Daniele Baldelli, con cui condivise importanti collaborazioni musicali.
Marco Dionigi non fu soltanto un DJ, ma un vero innovatore che seppe plasmare e definire il suono di un’epoca, lasciando un’eredità musicale che continuerà a influenzare e ispirare. Il suo “marchio sonoro” e la sua dedizione alla sperimentazione lo rendono una figura indimenticabile nel panorama della musica elettronica italiana.